Nei tre esempi che seguono è possibile capire come da una situazione potenzialmente pericolosa possa avere origine un disastro, nel caso in esame un incendio.

Incendio a San Paolo Fuori le mura – luglio 1823
Da un testo di Ilaria Sermattei (1)

La notte tra il 15 e il 16 luglio 1823 si verifica l’incendio che colpisce in particolare le coperture, facendo crollare una parte delle pareti della navata mediana e alcune delle pregiate colonne della chiesa. Le cause e le dinamiche dell’incendio non sono così chiare come le fonti coeve hanno fatto pensare. La versione accreditata nella storiografia, infatti, dà la colpa agli stagnari che lavoravano alla riparazione del tetto e che avrebbero lasciato incustoditi dei fuochi, o per una lite con i muratori. L’incendio, innescatosi durante la notte, è scoperto solo nelle prime ore del mattino da un pastore, dato che durante la stagione estiva la comunità monastica benedettina soggiorna nel palazzo di San Callisto, a Roma, presso la basilica di Santa Maria in Trastevere, per sfuggire al clima sfavorevole del sito ostiense. L’intervento dei pompieri non riesce a contenere le fiamme, che si esauriscono dopo molte ore. In realtà, tale versione copre altre interpretazioni, non ufficiali ma significative della percezione collettiva dell’evento. In primo luogo non manca chi riferisce l’evento non ad una fatalità, ma all’azione di sovversivi carbonari, oppure agli ebrei, addirittura collegando l’incendio alla contemporanea presenza a Roma del banchiere Rothschild